Quando e perchè nacquero i Cistercensi? Seconda parte
Per estensione può dirsi che la società economica organizzata dai Cistercensi, con pratiche e metodi utilizzati per tutta l’Europa settentrionale, centrale e meridionale, compresa l’Europa danubiana, e, per quel che ci riguarda, il disegno e l’attività di elevare costruzioni nei punti nodali, strategici e sicuri attraverso l’Italia, dal nord all’estremo sud, persino in qualche isola, Ponza ad esempio, anticipa il mercato che con neologismo chiamiamo “Globale”.
L’economia dei Cistercensi era attenta alle esigenze locali e si adattava alle condizioni degli ambienti dove operava. Simile era la strategia, quale la costruzione di molteplici punti di ricovero e di ospizio lungo le strade, attraverso i quali, i beni prodotti nei territori soggetti alle grange, potevano essere commerciati: funzionavano come centri di raccolta e di vendita, nei pressi dei centri urbani.
I Monaci Bianchi , che avrebbero dovuto procacciarsi il vitto con il lavoro agricolo delle proprie mani e con la carne degli armenti, si trovarono invece , in meno di un cinquantennio, dal 1098 al 1150, a gestire non tanto il loro patrimonio, quanto ad essere promotori di crescita economica nei vari paesi in cui erano presenti, in modi, però non sempre ortodossi:
“ I monaci non si stabilirono nel deserto, bensì trasformarono in un deserto terre già da tempo lavorate, fatto deplorato amaramente già dai loro conterranei “.
Non dappertutto però. Furono gli interessati privilegi di re o di papi, che li sviarono. Fondamentalmente, i Cistercensi, con le loro scelte, pensando a diverso sfruttamento, e con metodi che ricordano la moderna economia aziendale, avevano sviluppato, conformemente alle condizioni economiche e geografiche e alle richieste del mercato, una forte diversificazione della produzione, che comprendeva insieme con l’agricoltura, la viticoltura, l’allevamento delle pecore e l’economia forestale. Contemporaneamente, essi alle attività agrarie associarono la promozione dell’artigianato e del commercio e di conseguenza, le operazioni finanziarie, il fondamentale del mercato.
Grange e Curie
Basi operative dello sviluppo operato dai Cistercensi, come accennato, furono le grange con i conversi, e le curie con i mercedari. Nelle grange i conversi erano gli addetti a tutti i lavori, essi si ponevano a servizio dell’Ordine nelle badie, nelle grange, nelle ecclesie, con molte rinunzie, alcuni per motivi religiosi, i piu’ per bisogno di sicurezza.
Che cosa vuol dire grangia? Dal francese grange, che originariamente vuol dire fienile di montagna e ricovero di pastori, la parola passa negli Statuti dell’Ordine ad indicare la struttura isolata che deve assolvere gli stessi compiti di quella costruzione montana insieme con quelli propri della Regola; nella quale il termine grangia per i Cistercensi ha un duplice significato:
a) ricovero di montagna isolato, adatto alla pratica religiosa tesa alla spiritualità, alla contemplazione, alla preghiera, alla ascesi;
b) luogo da dove irradiarsi ed espandersi per promuovere le attività manuali di disboscamento, dissodamento, cura di armenti, di realizzazione di attrezzi di lavoro, di concia di pelli per calzature e basti, conservazione e trasformazione di prodotti, centri di servizio, di protezione, di istruzione e di cure mediche per pastori e contadini.
Il grangiere ne è il custode, è lui che deve sollecitare e stimolare le attività, da quelle propriamente interne prettamente monastiche, a quelle esterne di operatività economica, per le quali gli sono d’aiuto i conversi. A queste primitive pratiche ristrette al luogo dove la grangia sorge, per i grangieri si aggiungono le pratiche amministrative, quando presto v’è l’espansione della grangia sui territori attigui. Perché una parte della gente del luogo, che dona ancora se stessa e i propri beni, ha bisogno dei Monaci Bianchi. Pastori e contadini si mettono a loro servizio in qualità di conversi, continuando a fare il loro mestiere; il contadini diventano così coloni.
Le grange vengono in possesso principalmente di beni demaniali donati ai Cistercensi con diplomi regi, e dai feudatari locali. Campi e terreni vengono concessi per assicurare la vita alla comunità monastica, e anche perché le comunità locali possano giovarsi dell’opera dei monaci. Nel tempo, ai beni demaniali si aggiungono beni in terre e case che, con i proventi, i Cistercensi acquistano titolandoli alla badia madre. Ma si viene a costruire così, a favore dei monaci una sudditanza diffusa dei contadini, dei pastori e degli artigiani, i quali, oltre ad aver bisogno di essere protetti ed aiutati in quei tempi calamitosi e niente affatto sicuri, si ridussero a non poter oramai fare a meno di loro. Avviene pure che il lavoro sottoposto venga usato strumentalmente dai monaci.
Le grange rappresentano , pertanto, il luogo strategico per l’insediamento sia religioso che economico di irradiamento dell’Ordine sul territorio. Esse debbono essere la reale realizzazione del – Labora – in quanto base dell’attività di coltivazione e di colonizzazione totale, e perciò previste dagli statuti. Fatto salvo il rispetto della Regola, le grange, perciò , pensate come omogenee in tutti i luoghi dove si fosse giudicato opportuno sorgessero, di fatto quelle piccole comunità dovettero adattarsi alla diversità, alle condizioni dei luoghi e delle esigenze che ad esse si venivano a porre: scegliere di sapersi adattare e conformare per influenzare beneficamente, qui vi è il segreto della loro riuscita.
Ora, qualche considerazione sulle curie, centri importanti nell’economia e nella presenza religiosa dei Cistercensi, fatte sorgere con la sede monastica e la chiesa nelle adiacenze delle realtà urbane. Esse, assolvono il compito di centri commerciali veri e propri: stoccaggio e vendita delle merci prodotte dalle grange; acquisto di altre produzioni e beni utili; deposito degli interessi riscossi in denaro (quasi enti bancari) o in prodotti naturali; uffici per comunicazioni e per relazioni con quelli ecclesiastici e secolari di tutto quanto fosse utile alle finalità dell’Ordine e, in particolare, della badia madre e delle grange che da essa dipendevano, distribuite, come detto, in luoghi isolati dagli abitati, o ville, per non subirne la contaminazione.
A sevizio nelle curie, come i conversi nelle grange, ci sono i mercedari, personale specializzato, diremmo oggi, nell’agricoltura, nella produzione artigianale, nella valutazioni commerciali, nelle transazioni, nelle pratiche amministrative e finanche nel diritto. Si dice d’un mercedario che fu il tipo dell’ “uomo economico”, come riteniamo chi si dedica a quelle attività, che in anteprima caratterizzava l’attività economica cistercense. I mercedari ricevono, i piu’, una mercede. Non sono religiosi, prestano le loro abilità nella curia, o sono scelti per apprenderle. In seguito porranno la specializzazione a servizio delle amministrazioni pubbliche, specialmente quando queste incominciano ad avere preminenza su quelle religiose.
Le conclusioni degli storici sugli enti economici cistercensi sono frutto degli studi accurati sulle organizzazioni che tanto contribuirono anche ad arricchire e rendere potente l’Ordine, il quale usò le ricchezze per la costruzione di potenti badie, quasi manieri, e di chiese sontuose pur nell’austerità dello stile, come sopra ricordato, ed anche per le opere di assistenza. La ricchezza prodotta, al momento opportuno, incrementò anche le entrate per l’erario, molto esigente, di Federico II. Le quali permisero all’Imperatore la costruzione dei numerosi castelli e di altre opere, non solamente di difesa, per le terre del regno. Grange e curie costituiscono, per un tempo non breve, i punti di forza e di solidità per il potente e rispettato Ordine, molto protetto dal grande Imperatore, che ci trova la propria convenienza, ma sono anche come piu’ volte detto, un aiuto di sopravvivenza per molti.