Salve Antonio.
Mi fa molto piacere che hai inserito questo post, che è e dovrebbe essere la colonna vertebrale della nostra filosofia.
Proprio ieri, in separata sede, si parlava con il buon Valerio di Sant'Agostino e della frase famosa a lui attribuita. Quello che hai scritto è corretto ma vorrei maggiormente espandere il pensiero.
Personalmente ho preferito cogliere la seconda parte della frase appunto Intelligo Ut credam in quanto sono fermamente convinto che oggi in particolare, noi cristiani, non necessitiamo piu' di "segnali" divini per poter credere.
Una volta ci si aggrappava ai dogmi ed ai miracoli che servivano maggiormente a rafforzare la fede nel "popolo". Oggi siamo tutti cresciuti e certi "segnali" vengono guardati con sospetto anche dai piu' bigotti cattolici. Ritengo quindi che per essere maggiormente convinti di seguire un "percorso" confessionale, l'unico modo per conseguire ciò, è conoscere.
Conoscere non solo la propria fede, la Sua origine e la sua evoluzione, ma soprattutto raffrontarla alle altre prendendo sempre piu' consapevolezza che nessuna sovrasta le altre.
Intelligo Ut credam dunque viene intesa come " raggiungo la conoscenza per poter avere veramente fede".
Questo è il mio pensiero. A tal proposito ripromuovo il mio scritto che se Dio vorrà prenderà luce a breve
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