00 04/02/2009 11:00
In odore di cavalleria, propongo questo frammento da una composizione del trovadore Bertrand de Born (il Bertrand del Bornio dantesco), in cui viene offerto un eccellente spaccato di ciò che doveva suscitare il "mito" del cavaliere in un contesto emblematico della sua stessa classe guerriera: il torneo.

Mazze ferrate e brandi, elmi di vario colore
scudi forare e fracassare
vedremo al primo scontrarsi
e più vassalli insieme colpire
onde erreranno sbandati
i cavalli dei morti e dei feriti.
E quando sarà entrato nella mischia
ogni uomo d'alto sangue
non pensi che a mozzare teste e braccia:
meglio morto che vivo e sconfitto!
Io vi dico che non mi dà tanto gusto
mangiare, bere o dormire
come quand'odo graidare: all'assalto!
da ambo le parti, e nitrire
cavalli sciolti per l'ombra
e odo gridare: aiuta! aiuta!
e vedo cader pei fossati
umili e grandi fra l'erbe,
e vedo i morti che attraverso il petto
han tronconi di lancia coi pennoncelli.
Baroni, date in pegno
castelli, borgate e città,
piuttosto che cessare di guerreggiarvi l'uno l'altro.


E, a contrasto di questa enfatica visione di una mischia di cavalieri, genere di torneo che dal XIII secolo verrà vietato tassativamente anche dal potere laico (per quanto la Chiesa avesse già vietato dal XII la sepoltura in terra consacrata per chi fosse morto in un torneo), ecco come nel De Laude San Bernardo di Chiaravalle dipinge quella stessa cavalleria da cui sarebbero dovuti provenire i suoi Templari:

Voi bardate i cavalli con panni di seta e sopra le armature indossate non so quali veli fluttuanti, dipingete le lance, gli scudi e le selle; guarnite con oro, argento e gemme le redini e gli speroni.
[...]
Coltivate una zazzera come le donne che costituisce ostacolo per la vista; impacciate la vostra andatura con tuniche lunghe e vaporose; seppellite delicate e tenere mani in ampie maniche avvolgenti.


Ehi, Roberto, tutto questo non ci è nuovo vero?:D